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Referendum sulla fusione: una vittoria del “no” che ridisegna il futuro di Cosenza, Rende e Castrolibero.


Negli ultimi giorni, un classico della musica rock italiana, C’è chi dice no di Vasco Rossi, sembrava essere la colonna sonora perfetta per una battaglia referendaria che ha segnato profondamente il destino di tre città importanti: Cosenza, Rende e Castrolibero. Quella che alcuni avrebbero potuto definire una cantilena distorta è invece diventata il grido di un popolo che ha scelto la democrazia e la partecipazione attiva.

A Cosenza, il “sì” ha prevalso ma senza stravincere, e ciò che emerge con maggiore forza è l’indifferenza della grande maggioranza dei cittadini, una totale disconnessione tra la politica e la popolazione. Questo fenomeno, che avevo già sottolineato nei giorni scorsi, evidenzia soprattutto lo scarso coinvolgimento dei giovani su una questione tanto cruciale per il loro futuro.

A Rende e Castrolibero, invece, il “no” ha trionfato, mostrando una forza propulsiva determinante per le sorti del referendum. Castrolibero, in particolare, si è distinta con un’affluenza che ha superato il 40%, un dato rilevante per un referendum e che conferma la vivacità di una comunità in fermento.

Questi risultati lasciano profonde cicatrici nel Centrodestra, promotore del progetto di fusione. Un progetto tanto ambizioso quanto incapace di fare breccia nel cuore dei cittadini, segnato da un evidente vuoto di comunicazione tra i rappresentanti e la popolazione. Si attendeva una vittoria netta del “sì”, ma il risultato ha messo a nudo una mancanza di connessione e di ascolto.

Dall’altra parte, emerge con forza il valore dei territori e del senso di appartenenza. Questa vittoria dimostra che non è la grandezza di una comunità a garantire il futuro dei suoi cittadini, ma rappresentanti politici dotati di un alto senso del dovere e profondamente legati al proprio territorio. Non è un caso che personalità come Sandro Principe a Rende e Orlandino Greco, a Castrolibero, abbiano avuto un ruolo decisivo nella campagna per il “no”.

La politica cosentina, invece, esce sconfitta, e non è un paradosso affermare che il colpo più duro lo abbia subito proprio la Sinistra. Seguendo a ruota la Regione, ha sostenuto un progetto di fusione che ora appare privo di senso, poiché mancante di basi solide e di un sostegno popolare autentico. Non è solo il peso del “no” a emergere, ma anche la scarsa partecipazione, che dovrebbe indurre a una riflessione profonda e non eludibile.

Ripartire da zero non è solo necessario, è inevitabile. Una fusione così grande richiede fondamenta solide, costruite sull’ascolto e sulla partecipazione dal basso. Non basta immaginare una Cosenza più grande: bisogna prima lavorare per rafforzare l’identità e la consapevolezza dei cosentini stessi.

Questa vicenda ci ricorda che il futuro non si impone, si costruisce. E si costruisce solo attraverso il dialogo, il rispetto e la partecipazione attiva dei cittadini. Castrolibero, Rende e, in parte, la stessa Cosenza, hanno dimostrato che la vera forza sta nel popolo e nella sua capacità di dire “no” quando la posta in gioco… è davvero alta.

Davide Beltrano

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