Ci sono incontri e incontri. Verità e temibili ipocrisie che si confondono tra viaggi d’interesse, mascherati da missioni per la pace, per la patria, o per chissà quale altra favola diplomatica.
Incontri che cadono nel vuoto, come quello di Istanbul, che avrebbe dovuto rappresentare un momento quasi decisivo nella guerra tra Russia e Ucraina. Ma è bastato che uno dei protagonisti saltasse il banco per svuotare di significato il summit. Putin ci ha ripensato: al suo posto invierà un consigliere. Da lì in poi, è iniziata una reazione a catena di diserzioni. Trump ha declinato qualsiasi ipotesi di partecipazione, e anche il presidente ucraino Zelensky invierà un delegato — tanto per salvare la faccia, in una presenza che rischierebbe ormai di apparire solo come un segnale di debolezza.
Insomma, qui si dice di volere la pace… ma non troppo. O forse, non la si vuole affatto. Si tratta, sì — ma si perde tempo. Si fa melina. Si va avanti ad oltranza. Istanbul poteva rappresentare una svolta, un passo concreto verso una mediazione. Invece sarà solo l’ennesimo incontro di facciata. L’ennesima occasione persa.
Ci sono incontri e incontri, dicevamo. E c’è anche l’altro: la decisione di Trump di incontrare il leader siriano Ahmed al-Sharaa, descritto dal presidente americano come “un ragazzo giovane e attraente. Un tipo tosto. Con un passato molto forte. Un combattente”. Poco importa se, fino a pochi mesi fa, lo stesso al-Sharaa fosse un jihadista con una taglia di dieci milioni di dollari sulla testa. I nemici che diventano amici, in un attimo.
Il dio denaro e quello degli interessi mutano il corso del tempo, capovolgono il senso delle identità. Vale nella vita come – e soprattutto – in politica. L’opportunità di cambiare abito, dai panni del criminale a quelli, più eleganti, di un presidente. Autoproclamato, certo. Ma pur sempre a capo di una nazione strategica come la Siria.
Trump lo sa bene: i suoi progetti finanziari, in nome della patria, vanno oltre anche la patria stessa. Oltre il male degli anni passati. Oltre le ferite. Oltre ogni morte perpetrata in nome di un dio.
Ci sono incontri e incontri, ripetiamo. Maschere che si alternano su un palcoscenico, e che, a seconda del pubblico, diventano specchio del tempo che viviamo. E degli interessi in ballo. Da tutelare. O da conquistare.
Davide Beltrano
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