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Il talento calabrese Paolo Andriolo porta la sua pinsa a Rieti!
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Carcere, il grande inganno del cemento. E il Sud continua a pagare il prezzo più alto
I numeri parlano chiaro: oltre 62.700 detenuti per meno di 47.000 posti regolamentari. Un’emergenza che dura da decenni, e che da quando si è insediato l’attuale governo è addirittura peggiorata: 6,5 detenuti in più ogni giorno, a fronte di un solo nuovo posto ogni otto. Il risultato? Celle sovraffollate, tensioni esplosive, e un dato ormai intollerabile: l’aumento vertiginoso dei suicidi in carcere.
E come spesso accade, è il Sud – e la Calabria in particolare – a pagare il prezzo più alto. Perché qui il sistema penitenziario sconta da anni strutture inadeguate, personale ridotto all’osso, servizi assistenziali e sanitari insufficienti. Le carceri di Cosenza, Rossano, Catanzaro, Vibo raccontano ogni giorno una realtà che chi vive lontano dalle sbarre non può nemmeno immaginare: celle stipate, turni massacranti per gli agenti, assistenza psicologica praticamente assente.
In questo contesto, il ministro Nordio rilancia con una proposta che suona come un disco rotto: più cemento, più container, più repressione. Lo aveva già annunciato un anno fa col decreto “Carcere sicuro”. Oggi ripropone lo stesso schema, affidando a Marco Doglio il ruolo di commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, con l’idea di installare prefabbricati nei cortili delle carceri o riadattare vecchie caserme dismesse. Ma davvero possiamo credere che piazzare delle “casette d’emergenza” in strutture già al collasso sia una risposta seria a un problema strutturale?
Nel frattempo, i reati aumentano, le pene si inaspriscono, le alternative al carcere vengono trattate come concessioni ideologiche. Ma la verità è una: il carcere italiano non rieduca, non cura, non reinserisce. Schiaccia.
Lo ha detto chiaramente Mauro Palma, ex garante nazionale dei detenuti, in una lettera inviata a Giorgia Meloni: “Anche se davvero si costruissero i 15.000 posti promessi entro il 2028, non basterebbero. Oggi il sovraffollamento è già di oltre 16.000 unità, e continua a crescere”. Senza una visione diversa, si continuerà a inseguire l’emergenza con strumenti vecchi e dannosi.
E in Calabria, dove le occasioni di reinserimento sociale sono ridotte all’osso, la detenzione diventa spesso una condanna all’oblio. Nessun programma serio di recupero, poche strutture per i detenuti tossicodipendenti o affetti da disturbi mentali, zero percorsi di giustizia riparativa. Si entra in cella e si scompare.
Eppure, un’alternativa esiste. E parte da un cambio di paradigma: il carcere non può essere solo punizione. Deve essere responsabilità, rieducazione, riscatto. Servono comunità, non container. Servono educatori, non solo agenti. Servono progetti, non muri.
Finché non si avrà il coraggio di investire davvero in umanità e giustizia sociale, il carcere resterà una fabbrica di dolore. E il Sud, ancora una volta, ne sarà il capannone più buio.
Perché dopo 15 anni ho scelto di restare con iPhone.
IlFolle
martedì
𝐎𝐠𝐠𝐢 𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐭𝐫𝐨𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐯𝐯. 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐨 𝐃𝐞 𝐑𝐨𝐬𝐞.
Questa mattina ho avuto il piacere di incontrare, presso la sede comunale, l’Avv. Santino De Rose, castroliberese dalla nascita che oggi vive e lavora a San Francisco, dove si è distinto nel settore della giurisprudenza internazionale.
Un incontro cordiale e ricco di significato, che ci ricorda quanto sia importante mantenere vivo il legame con i nostri cittadini all’estero. La competenza e la professionalità calabrese continuano a essere riconosciute e apprezzate a livello globale, e la storia personale dell’Avv. De Rose ne è una chiara testimonianza.
A lui va il nostro ringraziamento per l’impegno, l’attaccamento alle radici e la disponibilità a condividere con la comunità un percorso di vita e lavoro che orgoglisce Castrolibero.
Orlandino Greco
Sindaco di Castrolibero



