È Irama che porta la canzone più bella del Festival ma che non vincerà sicuramente.
È la Mannoia che provoca le coscienze dei maschilisti e la Bertè che si racconta in un brano forte e divertente.
Sono Emma e Annalisa che si divertono senza pressioni di classifiche con brani che spopoleranno in radio e che puntano alla forza dei loro incisi.
È Alessandra Amoroso che si cuce addosso un brano "furbetto", creato ad hoc per la vittoria.
Sono i Negramaro che, insieme ad Irama, hanno la canzone più bella del Festival, ma sbagliano i volumi fra voce e strumenti e in molti non si accorgono appieno della bellezza del loro brano.
Sono i The Kolors che ci prendono gusto con i ritmi che trascinano in radio. Il Volo che provano a giocarsela sulla melodia ma che non sfondano proprio stavolta; Diodato che porta un brano lontano dalla sua qualità cantautorale.
Nek e Renga che cantano forse la canzone peggiore della loro carriera; sono i Ricchi e Poveri quasi imbarazzanti. È Angelina Mango che fa Madame in un pezzo che funziona, però, di Madame, gusto personale in quanto la adoro, ce n'è solo una.
È Gazzelle che fa il Gazzelle, e menomale; Mahmood che riprova il colpa da 90 ma stavolta ci va lontano; è Sangiovanni che boh... Geolier perché!? Alfa che almeno indossa un bel paio di Jordan.
È un Festival così così, senza grandissimi acuti ma con tanti tormentoni radiofonici. Perché la musica ormai va in tre minuti. Non ascolta più nessuno, esclusi i "fan" veri, un album intero.
Più canzoni per entrare in sigle su Tik Tok piuttosto che brani con testi importanti.
Salviamo la musica da questo futuro imbarazzante.
Viva il Festival, comunque vada... e ovunque vada!!
IlFolle