martedì

L’amore universale come miglioramento dell’intera umanità.

Oggi più che mai, l’amore universale appare come un’idea irraggiungibile, un concetto astratto confinato alla sfera del desiderio piuttosto che a quella dell’azione concreta. Spesso frainteso e ridotto a un sentimentalismo superficiale o a una forma di interesse mascherato, il vero amore universale è invece una tensione etica verso il bene, una forza che agisce senza aspettarsi nulla in cambio. Ma l’uomo è davvero in grado di raggiungere questa forma di amore? O è destinato a restare prigioniero di una concezione egoistica e condizionata dai suoi limiti filosofici e culturali? 

Platone, nel Simposio, ci suggerisce che l’amore è un percorso di ascesa: parte dal desiderio sensibile per poi elevarsi verso il Bello assoluto, un amore che non è più rivolto a un singolo oggetto, ma alla totalità dell’essere. È un invito a superare la frammentazione dell’esistenza per riconoscere un’armonia più grande, una visione che trova eco anche in Spinoza, per il quale l’amore intellettuale di Dio non è altro che la comprensione profonda dell’unità di tutte le cose. 


Tuttavia, l’essere umano è spesso incapace di abbracciare questa visione perché intrappolato in una mentalità di scambio: si ama con la speranza di essere riamati, si compie il bene attendendosi un riconoscimento, si misura ogni gesto sulla base di una presunta reciprocità. Ed è qui che l’amore universale si svuota, perde la sua purezza e si trasforma in una sottile forma di calcolo. 


Nietzsche ci insegna che per amare davvero occorre prima liberarsi dai condizionamenti culturali e morali che ci impongono cosa sia giusto provare e verso chi. Il suo amor fati, l’amore per il proprio destino, è una forma radicale di accettazione che ci invita a non dividere il mondo in ciò che merita amore e ciò che non lo merita, ma ad abbracciare tutto senza distinzione. Eppure, la società moderna sembra remare nella direzione opposta: viviamo immersi in dinamiche che premiano l’individualismo, il tornaconto, la convenienza emotiva. 


In questo contesto, l’amore universale diventa non solo difficile da praticare, ma persino da concepire. Eppure, la sua diffusione non può passare da un’imposizione né da un proselitismo forzato. L’unica via possibile è l’esempio: incarnare un amore libero da aspettative, un amore che non cerca conferme ma che esiste come puro atto di affermazione del bene. 


Simone Weil, con la sua filosofia dell’attenzione, ci mostra come il vero amore si manifesti nella capacità di vedere l’altro senza volerlo possedere o trasformare. È una lezione preziosa per il nostro tempo, in cui ogni relazione sembra essere valutata in base a ciò che può restituirci. L’amore universale non è un’utopia, ma una sfida filosofica ed esistenziale che richiede uno sforzo di consapevolezza e di liberazione interiore. 


È difficile, forse persino controintuitivo, ma non impossibile: il primo passo è cominciare a guardare il mondo senza il filtro del nostro bisogno di ricevere qualcosa in cambio.


Davide Beltrano 

“IlFolle”

Castrolibero, problema per l’asfalto dissestato: cittadini esasperati per le condizioni di Contrada Motta.

 

Castrolibero – Cresce la rabbia tra i cittadini per le condizioni precarie dell’asfalto in Contrada Motta, il tratto stradale che parte più o meno dal ponte di San Francesco e arriva fino al bivio di Santa Lucia. Buche, avvallamenti, dossi e tratti fortemente danneggiati, stanno creando disagi agli automobilisti, con il rischio concreto di danni ai veicoli e situazioni di pericolo per chi percorre la strada quotidianamente.


Un cittadino, tra i tanti contrariati, ha segnalato con forza il problema, sottolineando come la situazione sia ormai insostenibile. E alla sua voce si uniscono quelle di molti altri residenti, delusi dalla mancanza di interventi risolutivi. La strada, infatti, versa in condizioni critiche da tempo, ma le richieste di manutenzione sembrano essere rimaste inascoltate.


Il problema dell’asfalto dissestato non è solo una questione di comfort alla guida, ma soprattutto di sicurezza: buche profonde e irregolarità possono provocare incidenti, danni alle sospensioni dei veicoli e mettere a rischio motociclisti e ciclisti.


I cittadini chiedono con urgenza un intervento da parte dell’amministrazione comunale per ripristinare il manto stradale e garantire una viabilità sicura. Un appello che merita attenzione, prima che la situazione peggiori ulteriormente.


lunedì

Sanremo 2025: il Festival della musica e della normalità

 

Il Festival di Sanremo ha confermato una certezza: Brunori Sas è ormai un fenomeno riconosciuto da tutti. Ha ribadito anche che una classifica finale davvero meritocratica non esisterà mai, perché ognuno ha i propri gusti e i propri preferiti. E soprattutto ha dimostrato, ancora una volta, che ogni novità viene accolta con timore e critiche infinite, come è successo al vincitore Olly, travolto da tanto amore ma anche da attacchi spesso ben lontani dalla musica.

Il Festival di Carlo Conti è stato esattamente come previsto: equilibrato, senza colpi di scena, senza momenti comici memorabili, senza satira politica, anzi, senza satira in generale. Ma forse proprio questo era ciò che il pubblico desiderava: musica e basta. Un evento che si è trasformato in una sorta di comfort zone, nella quale Carlo Conti ha costruito – e costruirà – altri successi. Perché, al di là dei gusti personali, Sanremo 2025 è stato un trionfo in termini di ascolti e consenso.


È stato il Festival di tutta Italia, come suggerisce il brano di Gabry Ponte, con un cast capace di avvicinare i giovani e brani non sempre di altissima qualità, tra tormentoni e canzoni nate più per le classifiche post-Sanremo che per la gara in sé.


Insomma, un Sanremo dal ritmo serrato, che ha puntato tutto sulla musica, evitando polemiche, incomprensioni e critiche superflue. Carlo Conti ha gestito il Festival con un gioco semplice e tattico, quasi un 4-4-2 calcistico, senza fuoriclasse ma con ordine e strategia. E ha vinto, senza se e senza ma.


Alla fine, però, conta solo il risultato? O forse no? Come sempre, ai posteri l’ardua sentenza.


Davide Beltrano – IlFolle

Al via il progetto di screening renale per gli studenti dell’Istituto Valentini-Majorana


Un importante passo avanti per la salute dei giovani: questa mattina è stato siglato il protocollo d’intesa tra l’Istituto Valentini-Majorana, l’associazione ASIT, l’associazione ANTEAS e l’amministrazione comunale di Castrolibero per l’avvio di un progetto di screening renale dedicato agli studenti dell’istituto.


Il protocollo, sottoscritto dalla dirigente scolastica dell’Istituto Valentini-Majorana, da Rachele Celebre per ASIT, da Benito Rocca per ANTEAS e dal sindaco di Castrolibero, è stato promosso dall’assessore all’Istruzione Raffaella Ricchio, che ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa: “Sono orgogliosa di aver contribuito alla realizzazione di questo progetto, che pone al centro la salute dei nostri ragazzi e dimostra l’importanza della collaborazione tra istituzioni e associazioni.


Il progetto prevede una serie di azioni mirate alla prevenzione delle malattie renali nei giovani. Dopo la firma del protocollo, seguiranno giornate informative condotte da professionisti del settore per sensibilizzare gli studenti sull’importanza della salute renale. Successivamente, gli alunni che presteranno il proprio consenso potranno sottoporsi gratuitamente a un controllo medico, che includere  analisi delle urine e del sangue.


L’iniziativa è resa possibile grazie al contributo economico fornito sia dall’amministrazione comunale che dall’associazione ANTEAS, a copertura delle spese vive del progetto.


Si tratta di un’iniziativa di grande valore sociale e sanitario, che sottolinea l’impegno della comunità di Castrolibero nella tutela del benessere dei più giovani, promuovendo la prevenzione come strumento essenziale per una vita sana.


L’Inter ha un problema evidente!

 

L’Inter ha un problema evidente: se non gioca al massimo delle sue possibilità, fatica tremendamente. Per vincere le partite, la squadra nerazzurra deve spingere sempre al massimo, sfruttando la sua forza, i suoi meccanismi e il suo modo di giocare, che però ultimamente sta diventando un po’ troppo prevedibile. Il giro palla nella propria metà campo spesso risulta sterile, poco incisivo, e quando il ritmo cala, la squadra perde il controllo del gioco.


Quando invece l’Inter riesce a esprimersi al meglio, domina in larghi tratti. Il problema è che basta un calo di intensità, come è successo nel derby d’andata, a Firenze o ieri sera contro la Juventus, e la squadra perde quella forza necessaria per riacciuffare la partita.


C’è poi un aspetto che si trascina da almeno due anni: la mancanza di un vero dribblatore. Un giocatore capace di saltare l’uomo, creare superiorità e dare la scossa quando il gioco si appiattisce. Prendiamo come esempio Conceição nella Juve: uno di quei giocatori che, con una singola giocata, possono cambiare l’inerzia di una partita. L’Inter, invece, non ha questa soluzione e finisce sempre per aggrapparsi al suo centrocampo, che però non riesce a mantenere lo stesso livello di dinamismo per tutti i 90 minuti.


Se poi anche Calhanoglu non è al top della forma, diventa ancora più complicato gestire il gioco con fluidità. E qui sta il vero punto critico: l’Inter non può permettersi pause. Non è una squadra che può gestire il ritmo a piacimento e poi colpire con un guizzo improvviso, come fanno altre. Per rendere al meglio, deve restare costantemente dentro la partita, con tutti gli undici giocatori concentrati e al massimo del rendimento. Quello che fino a poco tempo fa era un punto di forza – l’intensità e il gioco corale – ora sta diventando un limite: basta un attimo di flessione e il rischio di pagare a caro prezzo è altissimo.


Poi, è chiaro, se Lautaro avesse spinto dentro quel pallone a pochi centimetri dalla porta, probabilmente staremmo parlando di un’altra partita. Ma il problema resta: l’Inter deve giocare sempre al massimo, perché ogni calo di tensione diventa un’opportunità per gli avversari. E ieri sera, purtroppo, se n’è avuta un’altra dimostrazione.


Davide Beltrano