lunedì 6 febbraio 2017

VASCO E IL SUD! STORIA DI UN AMORE INFINITO.




Mi ritrovo a sopprimere ogni mia paura correndo per le vie di Cosenza e ascoltando forte Vasco che pompa nelle orecchie e nel cuore. Succede così a chi ama la musica di Vasco, a chi fa della sua arte un punto di riferimento. In quel momento ero felice, avevo gettato via ogni incertezza e nuovamente grazie alla musica del Blasco. Stavo per tornare a casa quando un signore sulla cinquantina mi ferma. "A volte vi vedo con questi cosi nelle orecchie e vorrei sapere tanto cosa ascoltate!". "Bé, signore caro, io ascolto Vasco! Il top!". Il signore improvvisamente mi guarda nero in faccia: "Che schifo! Ha parlato male del Sud definendolo come un cesso e voi ancora ingenui che ci andate appresso!". No, eccolo di nuovo, un altro fenomeno da leggenda metropolitana, eccomi di nuovo davanti all'ennesima diceria che infanga Vasco, la sua musica, la nostra passione. E allora ricominciamo da capo.



La Storia

La leggenda metropolitana su Vasco Rossi che parla male del Sud, serpeggia nell’aria da circa vent’anni, anzi, diciamo molto di più. «L’ho sentita con le mie orecchie», «Sì, io ho visto Vasco al Tg parlarne male. Anzi, l'ha detto ieri a mia zia», «Sì, come no, ha detto che il Sud è un cesso, inutile difenderlo ancora».
In molti dicono di aver visto, sentito, ascoltato, ma nessuno ha mai portato una vera prova e questo non per pigrizia, ma semplicemente perché non esiste nulla in tal senso, nulla che possa dar consistenze alle loro tesi. 

La Leggenda Metropolitana

La leggenda nasce agli inizi degli anni ’90, quando Vasco, arrivato all’apoteosi della sua carriera, essendo stato il primo artista italiano a riempire “San Siro” e a battere negli incassi, mostri sacri come Madonna e Rolling Stones. Comincia a dar fastidio a tantissimi “uomini di musica”. Ogni sua uscita è forte, conforme alla sua personalità.
Così succede che una leggenda prende forma in poco tempo nel momento in cui Vasco è fermo discograficamente. La voce si diffonde rapidamente. «Vasco ama la lega Nord». Poi il Blasco nazionale – segue la leggenda – si reca a Roma dove dice che la capitale è una città di merda, poi va in Sardegna e non contento dice agli abitanti del posto che sono “caproni”. In Calabria succede lo stesso.
Qui, Vasco per molti è l’artefice di «io vado al Sud perché ogni tanto al cesso bisogna andarci». Un putiferio. Questa frase si radica nelle menti calabresi e meridionali in poco tempo. Si diffonde in tutte quelle coscienze che già non vedevano di buon occhio un personaggio scomodo come Vasco. Considerato un drogato da evitare. La diceria è inarrestabile: tutti han sentito senza sentire nulla. Vasco convoca una conferenza stampa e sorprendendo tutti riafferma inizialmente una sua scelta politica. «È da vent’anni che voto i radicali. Ho anche la tessera del partito radicale. Non so davvero da dove sia uscita fuori questa storia: io che voto Lega, io che parlo male di Roma, del Sud, spesso visitato nel corso della mia gioventù». Vasco lancia un monito forte. «La mia verità sta nelle canzoni, se poi qualcuno vuole credere a questa storia, lo faccia pure, ma che non venga ai miei concerti ad applaudirmi allora».

Dietro la Leggenda!

Sta di fatto che nel 1993, anno della massima esposizione di questa leggenda metropolitana, Vasco fa un concerto a Catanzaro. Lo stadio è pieno in ogni ordine di posto. La folla lo acclama come non mai. Così Vasco va avanti per la sua strada, ma quella leggenda lo accompagna per tutti i suoi anni di carriera. Fino al 2004, quando Vasco decide di regalare un concerto al Sud. La gente comincia a farsi una domanda. «Ma non lo farà perché si sente in colpa?». Ecco che allora tutti aspettano la dichiarazione fatale di Vasco. Nelle interviste i giornalisti cominciano a chiedere. Vasco con la sua ironia pungente spiazza ogni volta tutti, ma per molti non c’è niente da fare. I dubbi permangono. Quando Vasco arriva nel retro palco per il concerto di Catanzaro, chiarisce. «Sono molto felice di essere qui, al Sud è sempre più difficile fare dei concerti ultimamente, ma io ci sto da Dio». Una frase chiara, chiarissima. È una frase che non spazza via ogni dubbio, ma mette in moto un nuovo meccanismo diabolico. «Vasco ha detto che al Sud deve andarci qualche volta, perché si deve pur pisciare in qualche parte».
Una frase così semplice, strumentalizzata e modificata ad arte dai detrattori.

La storia continua

La storia non finisce qui però. Infatti, Vasco ritorna più volte al Sud. Sempre con tantissimo successo, ma con l’alone di mistero della vecchia leggenda.
Nel 2007 c’è uno spartiacque decisivo: Vasco è a Cosenza per un concerto del suo nuovo Tour. In città serpeggiano voci incredibili. «Gli tireremo di tutto in faccia. È meglio che non faccia il concerto questa volta». La gente (parliamo sempre di una piccola parte, è giusto che sia questo fenomeno sia limitato a poche persone) non vuol sentire ragioni. Anche se nessuno ha sentito, va avanti la battaglia di “sputtanamento”.
Vista la situazione, Vasco decide di scrivere una lettera alla “Provincia cosentina” (https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20070819122359AAnxLzM), dove spiega tutto il suo rapporto dettagliato con il Sud, con il suo primo concerto a Cosenza nel 1987, per poi tornare due anni dopo. Una storia sorretta da un amore fortificato negli anni anche attraverso la collaborazione del manager calabrese Dino Vitola.
Una storia fatta di tante gioie e poche delusioni. Tra queste, quella di non esser stato chiamato più dalle città del Sud dopo la morte del suo amico Massimo Riva. Forse il meridione era terrorizzato da un personaggio che, comunque erano andate le cose, era troppo vicino alla droga e poteva traviare così i giovani.

La leggenda crolla al tappetto

Nel giro di pochi anni il rapporto con il Sud, con Roma e la Sardegna è tornato su binari più conformi alla normalità. Vasco ha continuato a fare concerti, ad andare in vacanza al Sud, ad aprire i suoi tour in Sardegna.
Ma ancora non di rado torna il vecchio luogo comune. Stessa infondata tesi. «Vasco parla male del Sud. L’ho sentito con le mie orecchie, fidati, è così. Me lo ha detto un amico, un giornalista, uno di cui ci si può fidare». Senza prove concrete.


Io l'ho visto con i miei occhi l'amore di Vasco per il Sud. Sono di Cosenza eppure Vasco mi ha 'regalato' la favola più importante della mia vita. Nel 2010 si appassionò così tanto alle mie poesie rock che decise di lanciarmi artisticamente mettendo il mio blog, fatto di poesie e mini romanzi, nel suo facebook ufficiale e nel suo sito. Poi mi regalò due video saluti e una prefazione per il mio libro DA VASCO AL SUD. So bene quanto questa cosa faccia soffrire Vasco, ma lui ci ha sempre scherzato su dicendo a me di segnalare al suo staff ogni balzana teoria su questa storia. Proprio per questo, poco tempo fa, ha fatto querelare un ragazzo che sosteneva la tesi del "Cesso legato al Sud". Il ragazzo se n'è subito pentito e ha chiesto scusa. Alcune persone, che provano a sostenere la loro tesi, iniziando ad offendermi tante volte e mi fanno: "Ma vai a letto con Vasco tu? Perché lo difendi?"

Difendo Vasco perché la mia storia artistica è nata grazie a lui e quindi infangare il Blasco significherebbe anche infangare il mio percorso, e non lo permetto a nessuno. Lo difendo perché Vasco per noi amanti della sua musica, è uno stile di vita, e di certo chi critica la nostra filosofia di vita non può certo passare inosservato. 
Difendo Vasco perché per molti fans calabresi io sono un punto di riferimento ed è giusto che io difenda questa passione da dicerie e leggende metropolitane. 
Lo difendo perché so quanto questa cosa faccia male a Vasco, ne abbiamo parlato tante volte e non è certo un caso se ormai sta decidendo di querelare chi mette ancora in giro questa leggenda. Io difendo Vasco perché ho scritto un libro, Da Vasco al Sud, che parla proprio di come noi popolo del Sud, riusciamo a cogliere la speranza dalle sue canzoni, che grazie ad esse noi andiamo avanti con più fiducia e forza. E quindi puoi immaginare come ci fa incazzare quando qualcuno vuole infangare questa speranza!

Difendo Vasco perché ha cantato e canta sempre a favore degli ultimi, degli emarginati, insomma giù le mani da Vasco. Ecco, questi e altri cento motivi, per far capire perché difendo, anzi, perché difendiamo Vasco!!

Vasco saluta Cosenza: 


Vasco saluta Davide Beltrano: 

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