martedì

Sanremo Giovani: di giovane ormai è rimasto solo il titolo!!!


Fanno bene a chiamarlo ancora Sanremo Giovani, perché veramente di giovane ne è rimasto solo il titolo.

Non c’è più quel guizzo che caratterizzava gli artisti di qualche anno fa, quelli che da questo format riuscivano davvero a farsi notare. Oggi sembra un copia e incolla musicale, un format che si ripete secondo canoni prestabiliti.

E allora mi viene da dire: se questi sono i giovani, mi tengo volentieri i “vecchi”!!!

Stasera su Rai 2 è andato in onda uno spettacolo mediocre, che non rende giustizia alla grandezza della musica italiana. E non me la prendo con gli artisti in gara — ci mancherebbe — si impegnano, fanno sacrifici, inseguono i propri sogni. Ma a mancare sono le canzoni. I testi. Le armonie. Tutto si perde dietro mode contemporanee che stridono con l’originalità.

Non c’è niente di nuovo.

Niente che riesca a inchiodare l’ascoltatore come solo una bella canzone può fare.

C’è confusione anche nei ruoli: un direttore artistico che fa pure il presentatore rischia di non avere la giusta lucidità per comprendere la qualità di ciò che ascolta. Nessuno può essere così competente da fare tutto — a meno che tu non sia Pippo Baudo. Ma di Baudo ne nasce uno ogni cinquant’anni.

E sia chiaro, non è una critica personale a Carlo Conti, che anzi considero tra i migliori conduttori del momento. È proprio il sistema ad essere malato: ha perso la sua capacità di proporre e si limita a riproporre sempre lo stesso cliché musicale imposto dalle case discografiche.

Conti ha provato a lanciare Gazzoli, ragazzo molto noto sui social, ma più che un presentatore sembrava un influencer prestato al palco. E ironia della sorte, Conti era persino vestito in modo più moderno di lui.

E poi, caro Gazzoli, te lo avrebbe detto anche Pippo Baudo: alla prima apparizione a Sanremo non si tengono le mani in tasca. È una questione di rispetto per la televisione e per il pubblico.

Forse è arrivato il momento di creare una scuola televisiva che prepari i giovani a stare su un palco, non solo davanti alla fotocamera di uno smartphone.

Non dico di avere sempre ragione, ma nel corso della mia carriera, se con artisti come Vasco Rossi, Laura Pausini, Zucchero e tanti altri abbiamo avuto ragione forse qualcosa di questo mestiere possiamo capirla.

Oggi, invece, parlano solo influencer, giudici improvvisati e professionisti del “so tutto io” che con la musica non c’entrano niente.

Ritorniamo alla competenza.

É ora di cambiare musica!!!


Dino Vitola

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