sabato 15 settembre 2018

“I senza tempo”: tra diversità e fusione.



Oggi ho intervistato Max La Salvia, chitarrista della rock band catanzarese “I senza tempo”.
Ho rivolto a lui le solite e banali domande di routine che sono però essenziali per conoscersi.

Ciò che mi colpisce delle sue risposte è la chiarezza immediata del suo parlare. Max è deciso, sicuro e non si serve di giri di parole contorti per spiegarsi. Il leader del gruppo si ciba quotidianamente dell’amore per la musica così come gli altri componenti della band con cui condivide questo progetto musicale.

Due elementi fondamentali si evincono dal suo racconto: diversità e fusione. Questo binomio sembra impossibile eppure la combinazione di questi due fattori crea un equilibrio perfetto tangibile nei loro brani.

“Nasce così l’idea che la mia vita deve continuare solamente a viaggiare senza una meta precisa rischiando ogni giorno di sbagliare” è una delle frasi più caratterizzanti del loro primo singolo “Viaggio mentale”.

Probabilmente è proprio la voglia di andare sempre avanti e di spingersi oltre a renderli così determinati e desiderosi di lasciare un segno nel panorama musicale.
Max si è raccontato ed io ho scritto.



Chi siete?
<<Siamo cinque ragazzi di Catanzaro, città della Calabria. Dispersi però in paesi limitrofi come San Pietro Apostolo, Soverato e Marcellinara. Siamo infatti tutti distaccati dal centro. >>


Chi sono i componenti di questa band?
<<La band è composta da me (chitarra elettrica/voce), Manuel Santise (voce/chitarra acustica/armonica), Davide Pace (basso), Matteo Perri (batteria/percussioni), Gregorio Froio (piano/ tastiere).>>


Quando nasce questo gruppo?
<<Questo gruppo nasce nel 2014 come eredità di un gruppo precedente dove tre di noi suonavano già. Spinti dall'amore per la musica abbiamo deciso di costituire questa band. Nel 2016 si è aggiunto il nostro batterista attuale, Matteo Perri e il tastierista Gregorio Froio. Insieme abbiamo deciso di occuparci anche della parte musicale dedicata alla creazione di inediti.>>


“I Senza tempo”, perché?
<<Avevamo bisogno di un nome che potesse identificarci e non a caso abbiamo scelto “I Senza tempo”. Ognuno di noi ha vari impegni tra università, famiglia e lavoro perciò è proprio la mancanza di tempo ad essere la vera costante del gruppo. Questo fa parte del nostro essere. Andiamo sempre di corsa e siamo disorganizzati al massimo. Alla serata di Decollatura, al contest di San Bernardo, io sono addirittura arrivato in ritardo sul palco. E’ un nome scelto per gioco ma che rispecchia la nostra realtà.>>


Dove create i vostri progetti musicali?
<<Il nostro habitat si trova tra il mare e la collina. Ci ritroviamo in questa sala studio di cui paghiamo un affitto e abbiamo registrato qui anche il nostro secondo inedito che uscirà a breve e si intitolerà “L’errore”.>>


Che genere suonate?
<<Il nostro genere cade molto su un rock tra gli anni ’70 e gli anni ’90 però non abbiamo un suono ben preciso dipende molto dallo stato d’animo richiesto dalla canzone, a volte infatti il suono può tramutarsi anche in pop rock.>>


A chi vi ispirate particolarmente?
<<Io non ho un idolo musicale. Ho avuto la fortuna di fare una lunga gavetta durante questi miei quarant'anni. Quindi ho vissuto molto l’epoca degli anni ’80 dove la tecnologia era poca e dunque sono partito dalla musica folkloristica arrivando fino ai nostri giorni. Gli altri, tranne il tastierista, sono nati negli anni ’90 più o meno, e si sono affacciati subito ad esigenze musicali più rock. Il batterista è appassionato anche di metal. Alla fine, la musica che facciamo è quella che abbiamo dentro. Possiamo avere stili differenti ma fondiamo tutto ciò che caratterizza ognuno di noi.>>


Qual è il messaggio che questa band si impegna a trasmettere?
<<Vorremmo che si aprissero degli orizzonti che in questi ultimi anni si sono chiusi serratamente. Le case discografiche, la TV guardano molto al business commerciale del singolo artista o della canzone mettendo da parte quelle sensazioni, quelle emozioni che possono esser trasmesse da chi suona, come noi, per passione. Si sta perdendo l’amore per la musica a causa del business. Vorremmo cercare di riaprire un po’ le menti soprattutto al Sud dove siamo ancorati a quelle tradizioni musicali che vedono al centro un mondo folkloristico sempre così attuale e presente. Noi però vogliamo fare rock.>>


Cosa sono per voi i Live?
<<Il nostro DNA riusciamo a trasmetterlo molto dai Live. L’energia non ci manca mai ma la paura di non riuscire a fare abbastanza non ci abbandona nemmeno. In fondo, sul palco, hai 4 minuti a disposizione per comunicare e ci tieni dunque ad essere impeccabile nell'esecuzione.>>


Che rapporto avete con le cover?
<<Con le cover ci giochiamo. Ci divertiamo ad eseguirle ma cerchiamo sempre di mettere il nostro mondo all'interno di ogni brano che suoniamo. Ci piace sperimentare suonando brani di Rino Gaetano, Vasco Rossi, Fabrizio Moro ed Ermal Meta spinti anche dalla passione di Davide IlFolle Beltrano per questi artisti. Noi non eseguiamo semplicemente delle cover ma le stravolgiamo.>>


Finisce così questo botta e risposta con Max La Salvia che in poche e semplici parole ci fa comprendere l’essenza di questo gruppo. Impazienti di ascoltare il loro secondo singolo che si chiamerà “L’errore” ed uscirà tra pochi giorni, auguriamo a questi ragazzi una carriera sempre in salita. Il talento e la voglia di comunicare non mancano. La loro unione di anime diverse sarà il punto di forza di questo loro percorso attraverso la musica.


Anna Ciardullo.

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