giovedì

Il “mondo” dei Social: croce o delizia?





Se ci fermiamo per un istante e guardiamo tutto ciò che è intorno a noi e al nostro “mondo”, scopriremmo che l'essere umano, in quanto tale, non fa altro che comunicare. Un gesto, un movimento del corpo, una parola, sono solo esempi dei tantissimi modi che ha un individuo per socializzare con il suo prossimo, senza tener conto dello strumento più usato come mezzo di comunicazione: il social media.

Sì, starete pensando, ormai tutto passa attraverso il web, anche la diffusione di notizie ed informazioni. Purtroppo però, ormai, il tenersi sempre aggiornato, ritrovare amici e parenti persi nel tempo ecc, sembra non bastare più. Ciò che di negativo si «portano dietro» i social è l'uso improprio degli stessi.

D'altra parte si sa, se ci fermiamo ad osservare una famiglia o un gruppo di amici che sorseggiano un caffè al bar, la prima cosa che risalta subito all'occhio è la non comunicazione tra gli stessi e l'uso “accanito” in contemporanea dello smartphone.




Molte sono le persone che, attraverso l'uso di internet e delle chat, arrivano dritte al cuore di quegli individui considerati più fragili. Non è una novità, d'altronde, quando si parla del cosiddetto fenomeno del Cyberbullismo (di recente abbiamo anche assistito all'approvazione di un nuovo disegno di legge su misura per contrastare tali fenomeni).

Ma quanto male si può fare mediante l'uso degli strumenti di rete?
Di recente, abbiamo appreso la nuova tendenza che circola proprio attraverso l'uso delle chat e dei social, ossia il Blue Whale. I giovani vengono letteralmente adescati attraverso profili falsi e, una volta accettata la sfida, devono compiere diversi atti e superare 50 prove. Dai comportamenti autolesionisti a vere e proprie istigazioni al suicidio.


Giovani fragili, depressi, apatici, che non socializzano (o se lo fanno si abbandonano nei social network) si indirizzano via via verso la strada che porta all'atto estremo. 

Un nuovo studio inglese ha cercato di stabilire un legame tra cyberbullismo e comportamenti a rischio suicidario, individuando, nei soggetti coinvolti nel fenomeno, la tendenza ad entrare in contatto con contenuti web riguardanti autolesionismo o suicidio. 


Dunque, ecco quali sono i due lati della socializzazione: se da un lato la rete favorisce le relazioni «sane», dall'altro non fa altro che “intrappolare” i ragazzi che, nel cercare una via di fuga dal mondo reale, si rifugiano in quello sbagliato e fatale per gli stessi.

Perciò ora mi rivolgo a voi genitori e tutori dei vostri figli. Non date niente per scontato, osservate ogni singolo gesto, ascoltate i loro pensieri, accogliete le loro richieste. Fate attenzione, non lasciateli soli e non permettete ad “altri” di entrare in contatto con loro in maniera nociva e letale. Affrontate quotidianamente, attorno ad un tavolo, i loro “piccoli grandi problemi”. E soprattutto, spegnete i cellulari e comunicate come gli «antichi» sapevano fare!


Giorgia Tagarelli

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