lunedì 27 febbraio 2017

PARTE DA COSENZA IL LIBRO SU MODENA PARK, L'EVENTO DI VASCO!

Nasce proprio a Cosenza l'idea del primo libro in assoluto dedicato all’evento degli eventi.

All’interno una parte narrativa curata da Davide Beltrano IlFolle, che ci svelerà un Vasco inedito. 

220.000 cuori in un solo concerto. Dopo l’evento di Modena, dal 3 Luglio al 10, ogni fan potrà inviare la sua foto ricordo da inserire nel libro dei libri. 

Non ci resta che aspettare ma prossimamente… grandi news! Vasco e la Calabria ancora una volta insieme.

martedì 21 febbraio 2017

Rosa Palermo e i suoi traguardi musicali.


Rosa Palermo sta spopolando nel mondo del web. Dalla sua Trebisacce è partita con una valigia di sogni immensi. Sogni che Rosa Palermo ci mostra attraverso la sua musica che è un'oasi di ottimismo per gli ultimi. 

E infatti Rosa punta tutto sui testi poetici che parlano di situazioni quotidiane che ogni persona vive sulla propria pelle. Situazioni difficili, incastonate in un mondo dove tanti giovani fanno fatica a trovare una strada indipendente. E Rosa in ogni canzone dona sempre la via d'uscita, la luce in fondo al tunnel, come già successo per la sua "Buongiorno", dove colorava di speranza ogni strofa dedicandola agli ultimi, a tutti coloro che non hanno santi in paradiso. 

"Notte lunga", il suo ultimo singolo presente a Sognando Sanremo 2017, è un secondo tempo di "Buongiorno", sembra quasi che l'artista ci racconti il giorno e la notte, le sensazioni che si intrecciano nell'incanto musicale delle sue note. E Rosa rimane con i piedi a terra, anche se molti giornali hanno parlato e stanno parlando dei suoi traguardi artistici.

Il prossimo obiettivo è TalentFest su MilleVoci, un Festival canoro senza classifiche in onda su più 250 emittenti televisive in tutta Italia, compreso Sky.

Dalla Calabria con furore potremmo dire, perché la Palermo ormai ha spiccato il volo e possiamo contarci... ne vedremo e ne ascolteremo delle belle!

giovedì 16 febbraio 2017

E' ORA DI FARLA FINITA CON IL PRECARIATO NEI VIGILI DEL FUOCO!


Non è assolutamente possibile ignorare la situazione dei precari dei Vigili del Fuoco. I numeri sono da capogiro ma lo Stato italiano fa finta di non sentirci. 

Lo standard europeo prevede che ci sia un Vigile del Fuoco per ogni 1000 abitanti, ma il tutto è una mera utopia se pensiamo che in Italia c'è un Vigile del Fuoco per ogni 15000 abitanti!!! Come dice Vasco Rossi, "Qui c'è qualcuno che ha sbagliato mestiere", e quel qualcuno è la politica italiana che continua ad ignorare la situazione non prendendo in considerazione una vera e propria stabilizzazione dei soggetti precari che non solo vengono sottopagati ma anche non tutelati dallo Stato.

Ma non finisce qui, perché lo standard europeo prevede anche che in ogni nazione dell'Unione europea ci siano almeno 60000 Vigili del Fuoco, mentre in Italia i permanenti si fermano a 25000. Il solito meccanismo tutto italiano che fa leva sui discontinui danneggiando così intere famiglie che da anni aspettano un segnale chiaro da parte della politica.

In Parlamento qualcosa si muove, piccole e individuali iniziative, ma è sempre poca roba rispetto ai tanti anni di servizio che migliaia di precari dei Vigili del Fuoco, hanno fatto e continuano a fare nel nome di una missione sociale. 

Non c'è un se o un ma per discutere sulla questione, c'è solo una cosa da fare ed è programmare un piano di stabilizzazione che crei un meccanismo che permetta di porci vicino agli standard europei e che possa premiare chi da 15, 20 anni, rischia la vita come un normale permanente. 

Non bastano i concorsi, perché lo Stato ha permesso che si eccedesse troppo con questo meccanismo che alimenta il precariato, e deve essere lo Stato a porre rimedio subito, o sarà il caos più totale. 

Intanto le proteste divampano ogni giorno di più in tutta Italia, soprattutto al Sud, per questo ora è arrivato il momento di risolvere definitivamente la questione.

lunedì 6 febbraio 2017

Inchiesta parlamentare per la fiction Rai. Lo squallore della politica italiana.


Ci si chiede come possa essere possibile che in un paese che ama definirsi civile, ci siano ancora delle scelte politiche che vadano ad offendere la libertà di scelta delle persone. 

Sta avendo un successo potentissimo la fiction "I Bastardi di Pizzofalcone" dove un commissariato cerca di resistere ai continui fantasmi del passato che vedevano una serie di poliziotti accusati per aver rivenduto la droga sequestrata ai criminali. Una fiction che quindi cerca di dare un messaggio positivo senza troppi falsi moralismi e tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni, grande penna italiana che ha costruito l'intera storia inserendo degli spunti sociali molto interessanti. 

Nella fiction c'è anche un rapporto d'amore fra due donne, e da questo ne derivano scene di sesso che vengono neanche marginalmente "eseguite"; ma solo alcuni baci e abbracci del tutto innocui, già, proprio innocui se sul grande schermo invece ci fossero stati un maschio e una donna. Ma evidentemente qualcuno ha visto in queste scene un pericolo per la morale pubblica, da qui è partita un'inchiesta parlamentare.

 Ma come, scene di sesso vengono gettate in pasto al pubblico della Rai, in prima serata, in diverse fiction di prim'ordine, e adesso alle stesse condizioni ci si vede il marcio?? Omofobia sfrenata direbbe alcuno, ma il fatto è che il bigottismo è un vizio tutto italiano, un vizio dove la politica si preoccupa di far passare messaggi puri in prima serata e dopo viene indagata. in gran parte, per rapporti extra coniugali con escort e quant'altro. 

Dov'è la coerenza?! Questo giornale aveva chiesto a grande richiesta l'inchiesta parlamentare per le parole offensive di Magalli al Sud, durante una puntata dei Fatti Vostri, ma lì la questione è crollata prima ancora di essere stata discussa, mentre ora una parte del Parlamento fa sul serio. Bé, ci si dovrebbe chiedere perché stupirsi tanto per un rapporto d'amore in una fiction e poi non stupirsi per una scena atroce come un uomo che picchia una donna, o di una gola sgozzata, o di un colpo di pistola in fronte: o sono tutte scene diseducative da eliminare oppure nessuna delle lo è. 

E' la misura ad essere fraintesa, è la sottile differenza che c'è fra l'esagerazione e una giusta dose di quotidianità. Ci spiace, ma i parlamentari italiani che pensino a qualcos'altro, niente populismo, però sì, forse abbiamo cose più serie per i nostri politici puri e nella giusta direzione sessuale!!

VASCO E IL SUD! STORIA DI UN AMORE INFINITO.




Mi ritrovo a sopprimere ogni mia paura correndo per le vie di Cosenza e ascoltando forte Vasco che pompa nelle orecchie e nel cuore. Succede così a chi ama la musica di Vasco, a chi fa della sua arte un punto di riferimento. In quel momento ero felice, avevo gettato via ogni incertezza e nuovamente grazie alla musica del Blasco. Stavo per tornare a casa quando un signore sulla cinquantina mi ferma. "A volte vi vedo con questi cosi nelle orecchie e vorrei sapere tanto cosa ascoltate!". "Bé, signore caro, io ascolto Vasco! Il top!". Il signore improvvisamente mi guarda nero in faccia: "Che schifo! Ha parlato male del Sud definendolo come un cesso e voi ancora ingenui che ci andate appresso!". No, eccolo di nuovo, un altro fenomeno da leggenda metropolitana, eccomi di nuovo davanti all'ennesima diceria che infanga Vasco, la sua musica, la nostra passione. E allora ricominciamo da capo.



La Storia

La leggenda metropolitana su Vasco Rossi che parla male del Sud, serpeggia nell’aria da circa vent’anni, anzi, diciamo molto di più. «L’ho sentita con le mie orecchie», «Sì, io ho visto Vasco al Tg parlarne male. Anzi, l'ha detto ieri a mia zia», «Sì, come no, ha detto che il Sud è un cesso, inutile difenderlo ancora».
In molti dicono di aver visto, sentito, ascoltato, ma nessuno ha mai portato una vera prova e questo non per pigrizia, ma semplicemente perché non esiste nulla in tal senso, nulla che possa dar consistenze alle loro tesi. 

La Leggenda Metropolitana

La leggenda nasce agli inizi degli anni ’90, quando Vasco, arrivato all’apoteosi della sua carriera, essendo stato il primo artista italiano a riempire “San Siro” e a battere negli incassi, mostri sacri come Madonna e Rolling Stones. Comincia a dar fastidio a tantissimi “uomini di musica”. Ogni sua uscita è forte, conforme alla sua personalità.
Così succede che una leggenda prende forma in poco tempo nel momento in cui Vasco è fermo discograficamente. La voce si diffonde rapidamente. «Vasco ama la lega Nord». Poi il Blasco nazionale – segue la leggenda – si reca a Roma dove dice che la capitale è una città di merda, poi va in Sardegna e non contento dice agli abitanti del posto che sono “caproni”. In Calabria succede lo stesso.
Qui, Vasco per molti è l’artefice di «io vado al Sud perché ogni tanto al cesso bisogna andarci». Un putiferio. Questa frase si radica nelle menti calabresi e meridionali in poco tempo. Si diffonde in tutte quelle coscienze che già non vedevano di buon occhio un personaggio scomodo come Vasco. Considerato un drogato da evitare. La diceria è inarrestabile: tutti han sentito senza sentire nulla. Vasco convoca una conferenza stampa e sorprendendo tutti riafferma inizialmente una sua scelta politica. «È da vent’anni che voto i radicali. Ho anche la tessera del partito radicale. Non so davvero da dove sia uscita fuori questa storia: io che voto Lega, io che parlo male di Roma, del Sud, spesso visitato nel corso della mia gioventù». Vasco lancia un monito forte. «La mia verità sta nelle canzoni, se poi qualcuno vuole credere a questa storia, lo faccia pure, ma che non venga ai miei concerti ad applaudirmi allora».

Dietro la Leggenda!

Sta di fatto che nel 1993, anno della massima esposizione di questa leggenda metropolitana, Vasco fa un concerto a Catanzaro. Lo stadio è pieno in ogni ordine di posto. La folla lo acclama come non mai. Così Vasco va avanti per la sua strada, ma quella leggenda lo accompagna per tutti i suoi anni di carriera. Fino al 2004, quando Vasco decide di regalare un concerto al Sud. La gente comincia a farsi una domanda. «Ma non lo farà perché si sente in colpa?». Ecco che allora tutti aspettano la dichiarazione fatale di Vasco. Nelle interviste i giornalisti cominciano a chiedere. Vasco con la sua ironia pungente spiazza ogni volta tutti, ma per molti non c’è niente da fare. I dubbi permangono. Quando Vasco arriva nel retro palco per il concerto di Catanzaro, chiarisce. «Sono molto felice di essere qui, al Sud è sempre più difficile fare dei concerti ultimamente, ma io ci sto da Dio». Una frase chiara, chiarissima. È una frase che non spazza via ogni dubbio, ma mette in moto un nuovo meccanismo diabolico. «Vasco ha detto che al Sud deve andarci qualche volta, perché si deve pur pisciare in qualche parte».
Una frase così semplice, strumentalizzata e modificata ad arte dai detrattori.

La storia continua

La storia non finisce qui però. Infatti, Vasco ritorna più volte al Sud. Sempre con tantissimo successo, ma con l’alone di mistero della vecchia leggenda.
Nel 2007 c’è uno spartiacque decisivo: Vasco è a Cosenza per un concerto del suo nuovo Tour. In città serpeggiano voci incredibili. «Gli tireremo di tutto in faccia. È meglio che non faccia il concerto questa volta». La gente (parliamo sempre di una piccola parte, è giusto che sia questo fenomeno sia limitato a poche persone) non vuol sentire ragioni. Anche se nessuno ha sentito, va avanti la battaglia di “sputtanamento”.
Vista la situazione, Vasco decide di scrivere una lettera alla “Provincia cosentina” (https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20070819122359AAnxLzM), dove spiega tutto il suo rapporto dettagliato con il Sud, con il suo primo concerto a Cosenza nel 1987, per poi tornare due anni dopo. Una storia sorretta da un amore fortificato negli anni anche attraverso la collaborazione del manager calabrese Dino Vitola.
Una storia fatta di tante gioie e poche delusioni. Tra queste, quella di non esser stato chiamato più dalle città del Sud dopo la morte del suo amico Massimo Riva. Forse il meridione era terrorizzato da un personaggio che, comunque erano andate le cose, era troppo vicino alla droga e poteva traviare così i giovani.

La leggenda crolla al tappetto

Nel giro di pochi anni il rapporto con il Sud, con Roma e la Sardegna è tornato su binari più conformi alla normalità. Vasco ha continuato a fare concerti, ad andare in vacanza al Sud, ad aprire i suoi tour in Sardegna.
Ma ancora non di rado torna il vecchio luogo comune. Stessa infondata tesi. «Vasco parla male del Sud. L’ho sentito con le mie orecchie, fidati, è così. Me lo ha detto un amico, un giornalista, uno di cui ci si può fidare». Senza prove concrete.


Io l'ho visto con i miei occhi l'amore di Vasco per il Sud. Sono di Cosenza eppure Vasco mi ha 'regalato' la favola più importante della mia vita. Nel 2010 si appassionò così tanto alle mie poesie rock che decise di lanciarmi artisticamente mettendo il mio blog, fatto di poesie e mini romanzi, nel suo facebook ufficiale e nel suo sito. Poi mi regalò due video saluti e una prefazione per il mio libro DA VASCO AL SUD. So bene quanto questa cosa faccia soffrire Vasco, ma lui ci ha sempre scherzato su dicendo a me di segnalare al suo staff ogni balzana teoria su questa storia. Proprio per questo, poco tempo fa, ha fatto querelare un ragazzo che sosteneva la tesi del "Cesso legato al Sud". Il ragazzo se n'è subito pentito e ha chiesto scusa. Alcune persone, che provano a sostenere la loro tesi, iniziando ad offendermi tante volte e mi fanno: "Ma vai a letto con Vasco tu? Perché lo difendi?"

Difendo Vasco perché la mia storia artistica è nata grazie a lui e quindi infangare il Blasco significherebbe anche infangare il mio percorso, e non lo permetto a nessuno. Lo difendo perché Vasco per noi amanti della sua musica, è uno stile di vita, e di certo chi critica la nostra filosofia di vita non può certo passare inosservato. 
Difendo Vasco perché per molti fans calabresi io sono un punto di riferimento ed è giusto che io difenda questa passione da dicerie e leggende metropolitane. 
Lo difendo perché so quanto questa cosa faccia male a Vasco, ne abbiamo parlato tante volte e non è certo un caso se ormai sta decidendo di querelare chi mette ancora in giro questa leggenda. Io difendo Vasco perché ho scritto un libro, Da Vasco al Sud, che parla proprio di come noi popolo del Sud, riusciamo a cogliere la speranza dalle sue canzoni, che grazie ad esse noi andiamo avanti con più fiducia e forza. E quindi puoi immaginare come ci fa incazzare quando qualcuno vuole infangare questa speranza!

Difendo Vasco perché ha cantato e canta sempre a favore degli ultimi, degli emarginati, insomma giù le mani da Vasco. Ecco, questi e altri cento motivi, per far capire perché difendo, anzi, perché difendiamo Vasco!!

Vasco saluta Cosenza: 


Vasco saluta Davide Beltrano: 

venerdì 3 febbraio 2017

Caso Orlandino Greco: ecco quando le chiacchiere superano le prove!


Sembra quasi una caccia alle streghe, tutti pronti a puntare il dito sull'ennesimo politico di poca onestà. 

Bastano accuse senza prove, chiacchiere di alcuni pentiti magari pronti a dire di tutto per salvarsi la vita, e il gioco sembra fatto. Già, perché la gente è stanca di leggere sempre di politici che cercano di rubare sempre di più la speranza ai cittadini, così succede che la vicenda di Orlandino Greco viene ingigantita da alcuni media mentre il processo che va avanti fa i conti con l'incongruenza enorme delle tesi dei vari pentiti. 

Orlandino è o non è colpevole?! Certamente per chi lo infanga lo è a prescindere anche senza prove in mano, perché è proprio di questo che si tratta: alla gente serve spesso un capro espiatorio e poco importa se si deve aspettare la fine di un processo o capire bene la situazione, perché alla gente, quella distratta, oggi come oggi basta poco per catalogare!!

Il caso vede pentiti scagliarsi contro Orlandino Greco reo di aver condotto nel 2008 una campagna di voti di scambio, quasi come se quel 93% di votanti siano stati tutti ricattati dalla 'ndrangheta locale. 

Allora lo scagionamento di Orlandino diventa lo snodo cruciale per tenere alta la speranza in Calabria, non si può pensare che a perdere o a vincere sia solo un politico ma tutta l'intera comunità che lo ha votato. 

Cerchiamo di criticare l'operato dove è possibile, e questo giornale n'è un esempio, ma non facciamoci prendere da facili giudizi prima dell'esito giudiziario, perché poi si sa, quando la barca va a picco siamo tutti dall'altra parte del fiume ma quando sulla barca ritorna la festa allora bè, ecco che tutti sono lì a ballare!!

mercoledì 1 febbraio 2017

Scandalo al Festival di Sanremo! È ora di cambiare tutto.


Il Festival di Sanremo ancora deve partire e già diventa scandalo nazionale. Indagato lo scenografo del Festival e a quanto pare non è l'unico sotto la lente della Magistratura. 

È venuto fuori uno scambio di mazzette che a questo punto getta fango sulla purezza di un Festival che era stato annunciato da Carlo Conti in pompa magna. Una batosta terribile questa per un Festival già sotto l'occhio critico del pubblico italiano, per i costi esorbitanti di questa edizione. 

Anche Carlo Conti in queste ultime ore sta chiarendo oltre che i suoi legami con il caso tangenti, anche il suo compenso che, per placare le critiche, ha detto che sarà donato per una parte ai terremotati. Gesto che era già era previsto da Conti, a suo dire, ma che ora diventa una scelta chiara che ci fa capire come Conti e la Rai siano completamente nel caos più totale. 

Per questo annullare o rimandare il Festival sarebbe la scelta più giusta da fare, per dare un segnale concreto a tutta la nazione, per ripensare alla formula del Festival che potrebbe partire da Sanremo e toccare varie città italiane. In questo modo a rotazione tante città potrebbero avere lustro e tanta pubblicità, fra lavori e impieghi, sponsor, creazione di attività affini al Festival, questo sì che sarebbe il modo giusto per fare del Festival della Canzone italiana una festa non solo utile alla tv italiana, ma traino aggiuntivo per varie città italiane. 

Immaginate come sarebbe bello avere 5 città ogni anno nelle quali fare il Festival, una sorta di candidatura che porterebbe la nostra nazione ad avere un Festival originale e precursore di un genere.

Ma alla Rai hanno altri piani e allora teniamoci questo Festival dai compensi enormi e una scenografia frutto di tangenti e mazzette misteriose che entrano ed escono dal Festival in modo fugace e viagliacco.

In un paese civile le dimissioni del dirigente più alto sarebbero una prassi e invece si limiterà tutto come sempre e si cercherà di far passare questo scandalo sottobanco dando evidenza ad altri fattori.

Per ultimo, ecco i vari compensi di tutti i protagonisti.

"La Rai per il prossimo Festival di Sanremo pagherà per sole cinque serate al conduttore Carlo Conti ben 650.000 euro, oltre ad altri emolumenti per la conduzione di altri programmi sulla Rai. Sempre per Sanremo la Rai pagherà per soli 15 minuti di apparizione ben 50.000 euro ciascuno a Mika, a Ricky Martin e Tiziano Ferro. A Maurizio Crozza per le cinque serate ben 100.000 euro".